Di tutti i nomi che Babbo Natale ha o ha avuto, Santa Claus è di certo il più scrauso, anche perché nasce usurpando ed anglofonizzando il San Nicola d’Olanda, tal Sinterklaas, santo protettore dell’orecchio sinistro di Van Gogh e molto ma molto amico di Maria. Questa certezza di primato nella bruttura di Santa viene minata da questo libro, che chiama il nostro biancorosso eroe Father Christmas: Padre Natale. Che sembra più il nome di una figura religiosa di alto rango, tipo Padre Natale Silvestri Della Vedova, arcivescovo della Sacra Lapponia Unita. Santa barcolla, ma non molla. Il primato è ancora suo, ma ora ha un rivale vero.
Detto ciò.
La storia, molto divertente, è tutta in rima e dona al rosso personaggione un’umana debolezza che lo rende assai più simpatico, più reale, meno onnipotente. In pratica il ciccione se la sta facendo sotto perchè in ogni casa in cui entra nottetempo, le famiglie gli hanno lasciato dei drinks. E lui, ingordo panzone, mangia e beve come se non ci fosse un domani, consapevole di dover ricadere nell’oblio da lì a breve, e, come le fanciulle che aspettano l’8 marzo per ricordarsi di essere donne e celebrare la cosa infilando banconote dentro gli slip rossi di uomini unti, così lui si gode il suo momento di celebrità finché la vescica arriva a chiedergli il conto. E mo che famo?
Nicholas Allan, colpevole di avere quasi lo stesso nome del ragazzo protagonista di Drilla, per compensazione ha ideato questo bel libro filastroccoso, veloce, divertente ed istruttivo (istruttivo per chi lo legge, visto che è in inglese (un inglese facile facile, tranquilli…)).
Ne consiglio la lettura a tutti i bambini, ma do un avvertimento ai genitori: il libro mette sete.
Ciao, Santo Claus a tutti.