Daniela Mazzoli scrive una serie di pensieri seguendo più o meno lo schema qui sotto:
Una cosa che le passa per la testa
Una cosa simpatica
Una cosa amara
Quel suo vecchio fidanzato
Qualche riga che ripercorre un momento della sua giornata
Una cosa triste
Un altro riferimento a quel momento della sua giornata
Una battuta su quella cosa amara scritta prima
Una riflessione
Il tipo che le piace
Un’altra battuta
Un riferimento cultural-filosofico
Un ultimo pensiero su quel momento della sua giornata
Un’altra cosa che le passa per la testa
Un’altra cosa simpatica
Un’altra cosa amara
In loop fino quasi alla fine, perché in realtà verso l’epilogo lo schema è questo:
Il tipo che le piace
Il tipo a cui piaceva
Nuvole e lenzuola
Il tipo che le piace
Riferimento cultural-filosofico, però triste
Il tipo a cui piaceva
Baciami ancora
In loop fino alla fine.
Che detto così sembra che il libro faccia schifo, invece no. Invece è molto carino, invece.
Invece è mediamente poetico, invece. Mediamente profondo, mediamente simpatico, invece.
Tutte cose in vece dei contenuti, purtroppo assenti, invece.
Vi riporto alcuni estratti e giudicate da soli.
Ci sono uomini che quando fanno delle brutte cose dicono “eh, è la vita!”, invece sono loro.
Quella famosa frase del vangelo “non giudicare se non vuoi essere giudicato” non voleva mica dire che subiamo lo stesso processo che facciamo agli altri, vuol dire che siamo sempre noi, gli altri. Noi li costruiamo col nostro giudizio, e quelli poi ci giudicano a seconda di come li abbiamo fatti. Ma siamo sempre noi fuori di noi. Quindi farli carini, simpatici, benevoli. E un po’ distratti.
Mi aveva spedito il suo romanzo, il tipo che mi piaceva, e lo avevo letto in spiaggia, la mattina appena sveglia, la sera nel letto grande, di notte, sapendo che accanto, proprio fuori dalla finestra, c’era un albero che faceva ombra anche alla luna, e il romanzo era pieno di lui e non si vedeva altro, e io cercavo di spostarlo un po’ per vedere quel che vedeva lui, ma non si vedeva quasi neint’altro, sembrava un’autopsia di ogni cosa, sentivo il freddo della lama, ero così contrariata che non vedevo l’ora di dirglielo, che avrebbe potuto scrivere come dio se si fosse spostato un po’. Ma alla fine non gliel’ho detto perché anche se lo sapeva raccontare così bene il mondo per lui non esisteva, e perché cercava di coincidere con quell’uomo che si era inventato al posto suo.
A un certo punto ti accorgi che non riesci più a leggere, che mentre leggi le parole non significano più niente. Vai avanti e torni continuamente indietro quando ti accorgi che non hai capito niente perché non hai letto veramente. Hai solo passato gli occhi su quei segnetti neri lungo le linee orizzontali. Ma anche ricominciare non serve, ti riperdi appena un po’ più in là. Finché non ti rendi conto che potresti arrivare così, alla fine, senza essere stato in nessuna di quelle pagine. Che non riesci a farci entrare un’altra storia nella tua testa. Perché c’è sempre un solo pensiero nella tua testa, e non sai nemmeno qual’è.
E niente, ciao.
P.S. 1
Chi legge i libri veri, quelli alti, quelli colti, quelli seri, e non le scritte nei cessi come faccio io, dice che questo libro, scritto sotto forma di brevi pensieri, in realtà è un romanzo destrutturato, cioè una forma di letteratura all’avanguardia. Staccapì? Avreste mai creso che sul Libro Ignorante saremmo arrivati a tanto?
P.S. 2
A me invece questo libro, per come è (de)strutturato, ha ricordato una barza che ci raccontavamo da piccoli, che fa più o meno così:
Due amici salgono sul treno per andare in un posto. Per merenda uno ha una bomba, l’altro ha un cornetto. Si mettono seduti ed il treno parte.
Alla prima fermata sale una pecora verde.
Alla seconda fermata salgono una pecora blu ed una pecora viola.
Alla terza fermata scendono la pecora blu e quella verde.
Uno dei due ha fame, prende il cornetto, e sai cosa ci trova dentro? La pecora viola!
Il treno riparte. Alla quarta fermata sale una capra rossa.
Alla quinta fermata salgono una capra nera ed una gialla.
Al capolinea scendono la capra nera e quella rossa.
Arrivato a destinazione, il secondo ragazzo mangia la bomba, e sapete cosa ci trova dentro? La crema!
E giù risate a non finire…
Divertente la barza (e anche la recensione)!
Grazie
E niente, grazie.