Blues for Lady Day – Paolo Parisi

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L’idea di fare un libro su un artista che ami provando a mappare la sua vita attraverso le canzoni che ti piacciono di più è ambiziosa, spocchiosa, altezzosa, arrogante, miope, ma soprattutto ignorante come la merda. Ed è per questo motivo che il libro è molto ben riuscito.

Nel suo libro grafic-novello, Paolo Parisi ci narra di Eleanora Fagan, aka Billie Holiday, aka Lady Day, mostro sacro del blues, del jazz, del bebop don’t stop to the hip to the hop. Lo fa con tratto delicato, a volte appena accennato, cupo ma allo stesso tempo elegante. Il colore scuro di fondo ci accompagna durante tutta la narrazione facendoci accomodare nella cupa altalena che è stata la vita dell’artista: povertà, fame, fama, prigione, droga, successo, eccesso, malattia. La linea narrativa è indiretta, quasi didascalica, senza molto dialogo, e lascia credere che la protagonista fosse effettivamente donna di poche parole. O che a parlare fosse la sua presenza. O che adesso, a distanza di anni, c’è poco da dire. Anche perché effettivamente a Lady Day che glie voi di’?

Un libro che si legge in mezz’ora, forse troppo zeppo di nomi nella sua brevità, forse troppo essenziale nella sua completezza, forse troppo pieno d’amore per essere attendibile. (Forse troppe cazzate quelle che scrivo in poche righe?..).

Un libro volutamente soggettivo però arioso, ben impaginato, selezionato e nero come la mezzanotte, sporco come il suono del blues, spesso e profondo come le voci che lo cantano.

Dice l’autore, che io chiamerò Paoletto perché come fai a non volergli bene al fratello della bella Heather, che il blues rappresenta un riscatto di vita, una volontà di essere altro. Dice pure che il blues è intrattenimento e racconto. E poi Paoletto, non pago di definizioni, aggiunge pure che il blues è voce politica. E se ‘o dice Paoletto noi gli crediamo per tutta una serie di motivi, il primo dei quali è che non ci costa un cazzo credergli. Il secondo è che io da ex-rapper i migliori storytelling me li andavo a capare tra i pezzi di MuddyWaters e BBKing. Il terzo è che la sofferenza poi diventa coraggio, e quindi politica. E quindi Paoletto c’ha raggione, che glie voi di’ a Little Paul?…

In the final, bel libro: accattivante anche se breve.
Fa venir voglia di approfondire, il che per quanto mi riguarda significherebbe “Missione Compiuta”.

Word.

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