È un libro di ricette. E anche ben fatto, qualitativamente. E in più l’ho pagato meno di un Chicken Royale. E magari imparo a farmi le alette di pollo in casa. E poi fatevi i cazzi vostri, oh: è un libro. C’ha la forma del libro, l’ha pubblicato Rizzoli, merita rispetto!
All’interno tantissime foto evocative di atmosfere a stelle e strisce*, impaginazione chiara e semplice, suddivisione in colazione, snack, main course, e via così.
Un libro che se scevrato dalle foto in cui Blowjob Astianich fa il figo può tornare molto utile per preparare qualcosa di “zozzo”: cheeseburgers, pancakes, ribs, sandwich.
Che poi alla fine il buon Joe non è nemmeno fastidioso, anzi. Dispensa qualche consiglio qua e là sapendo che il libro è rivolto ad un pubblico italiano e che noi sulla cucina siamo permalosi. E infatti lui scopre subito le carte: Aò a rega’ noi in America ‘n semo bboni a cucina’ ‘n cazzo, a parte er barbecue. Sul barbecue lasciatece sta’ (forget about it) ma tutto il resto so’ porcherie e intrugli de gente che da tutto er monno ‘nfame è venuta a abita’ qua e noi semo solo pòre vittime.
Però aggiunge anche che a New York, ma in America in generale, se vai a mangiare dal cinese mangi quasi come se mangiassi in Cina, se vai a mangiare tailandese stessa cosa, non è come in Italia dove siamo bravi noi e basta, e ci sentiamo gli idoli della curva solo perché i ristoranti etnici (cinese e giapponese su tutti) sono tipo fast food.
Anche se però, piano piano, in ritardo come sempre, mi pare che questa tendenza stia cambiando.
Quindi, oh: che dire?
Qualche spunto c’è, se vi piace il Johnny Rockets style.
E poi in ultimo, per farvi pensare “e sticazzi” fino in fondo, vi lascio para para la ricetta che ha fatto breccia in casa mia e vi saluto come fa Paolo Bonolis quando fa il verso ad Alberto Sordi quando faceva il verso agli americani. Una cosa tipo Uozzamericanboi….
See you later at Lee Gator.
* La faccenda che in ogni foto ci siano bandierine, porta tovaglioli, tazze, vassoi, poster con temi e colori degli Stati Uniti potrebbe infastidire. Mi è venuto da pensare che se uno facesse foto a dei piatti italiani per vendere un libro all’estero non troverebbe nei dintorni così tanti elementi evocativi del nostro tricolore e comunque mettersi a fare delle foto su tovaglie biancorossoevérdi evocherebbe solo Little Italy, non l’Italia. Ma per spezzare una chrysler in favore degli americani, va detto che la loro bandiera ed il loro senzo di appartenenza verso quei colori sono decisamente diversi da quelli che abbiamo noi e non è affatto raro trovare simboli stellosi e striscianti ovunque ti giri. Per cui ok, ci può stare.