Non sono un grosso fan dei libri motivazionali, anzi. Spesso i soli titoli mi fanno venire il nervoso, perché sono roba tipo questa:
Reinventa la tua vita (questo esiste veramente)
Riordina la tua mente (anche questo)
Da oggi si cambia (quest’altro pure)
Soldi, successo e gnocca in 10 semplici regole (questo invece me lo so’ inventato)
Smettere di scaccolarsi in macchina è facile – se sai come fare (questo magari lo scrivono).
Però siccome stavolta pare che ‘sto libro è un successo clamoroso del New York Times e a me New York manca tanto, allora mi lascio andare e mi accatto ‘sto librotto di tal Marco Mansone, uno che all’età di 25 anni ha aperto un blog che nel giro di poco è diventato un punto di riferimento. Allora Marco dall’alto della sua popolarità spiega qual è stato il suo percorso, della serie se ci sono riuscito io che sono un mezzo coglione probabilmente anche tu che forse sei leggermente meno coglione di me – o al limite ugualmente coglione – puoi riuscirci.
Quindi vabè proviamoci e vediamo che succede.
Marco Mansone mi sta subito simpatico perché tra gli esempi che porta a supporto della sua tesi (e la tesi è più o meno fottitene di piacere agli altri, pensa a piacere a te stesso) cita Dave Mustaine dei Megadeth ed il fatto che lui ha rosicato forte quando i Metallica l’hanno segato dal gruppo e per tutta la vita ha paragonato il suo enorme successo a quello della sua ex band che è stato sempre maggiore e quindi negli anni si è sentito sconfitto, fallito, cornuto, mazziato e perculato. E ora io non voglio fare il coatto, maperò l’autobiografia di Dave Mustaine sta sulle pagine del Libro Ignorante già da un po’ (clicca qui). Marcolino in pratica dice “caro Dave, hai sbagliato tutto, sei un deficiente, avresti dovuto fare come ha fatto Pete Best“. “E chi è Pete Best?” risponderebbe Dave. “Come chi è? Uno come te, anzi peggio di te. Lui è stato segato dai Beatles, mica dai Metallica. Però, ecco, lui c’è rimasto male lipperlì, s’è ubriacato per un periodo (lo sai come so’ fatti gli inglesi, no?..), ha bestemmiato molto, però poi alla lunga poi si è messo l’anima in pace e si è fatto una famiglia e dice che è felice così.” “E sticazzi!”, risponderebbe di nuovo Dave. “Anzi, co’ ‘sta cosa che m’hai detto me rode ancora deppiù, pensampò…” E allora Marco scuoterebbe la testa, girerebbe i tacchi e direbbe “hanno fatto bene a cacciatte dai Metallica, limortaccitùa!.. Testa di pazzo che non sei altro… ma pensa te… ma guarda mpò… ma va a fa’ del bene va’…”.
Subito dopo (o subito prima) Marco porta anche l’esempio di Charles Bukowski, noto anche come Carletto regazzino der Tufello: uno a cui non è mai fregato niente né della vita né della morte. Uno che beveva, scopava, se c’aveva i soldi mangiava e se c’aveva tempo scriveva. Uno che alla fine è diventato popolare ma che non ha fatto niente per esserlo, anzi, ha fatto tutto il contrario. Anche Carletto è sul Libro Ignorante ed è qui.
Insomma un libro che si legge facilmente perché arricchito da esempi più o meno pop, più o meno metal, ma anche colti, come per il caso di Ernest Becker e la sua teoria sulla negazione della morte, secondo cui tutte le nostre vite, i nostri comportamenti, le nostre credenze, si fondano sulla paura fottuta che tutti abbiamo del giorno in cui la morte verrà a citofonarci a casa e ci caricherà sulla sua Mercedes che puzza di zolfo, come nel caso di Madison Spencer.
Quindi tutto sommato un libro carino, qualche spunto, qualche spuntone, un po’ di ridondanza, un pizzico di voglia di fare, tre spruzzi di FabioVolismo, et volià, tutti a tavola.
Ciao, andiamo a fòttercene.