È tutto scritto in seconda persona, proprio come farò io adesso con le mie quattro cazzate.
Già dopo poche pagine ti rassegni al fatto che l’autore ti porterà dove vuole. E i posti dove vuole portarti sono fuori e sono dentro.
Fuori.
Vieni catapultato nei club più esclusivi di New York. Metti il naso su centinaia di righe di cocaina, conosci modelle, trafficanti, dormi su divani di chissà chi, ti svegli chissà dove. Vai in ufficio, nella redazione del giornale dove lavori, dove passi il tempo a tentare di capire se è sbagliato quello che fai durante il giorno o quello che fai di notte.
Dentro.
Una volta che sei arrivato al capolinea (quando toccherai il fondo con le dita) ripercorri tutte le fermate che hai visto passare dal finestrino e scopri che la sofferenza devi in qualche modo nutrirla e non soffocarla perché altrimenti assume forme che non ti aspetti e diventa una parte del tuo modo di fare (allora scoprirai la forza della vita).
Le luci sfavillanti della grande città.
Un cazzo di libro, ve lo dico. E non è che l’ho scoperto io, eh: quattro o cinque copie le avrà vendute dal 1984 ad oggi.
Un libro bomba.
Un tascabile Bompiani.
E meno male che non mi è esploso in tasca.
Ciao.