La vedova americana descritta nel titolo di questa graphic novel si chiama Alissa Torres. Tal Alissa, che io per semplicità chiamerò Lisetta, si fa aiutare da Sungyoon Choi, che io per deviazione del mio immaginario chiamerò Ling Xiaoyu (la cinesina di Tekken), a descrivere quello che ha dovuto passare quando il marito si è buttato giù da un grattacielo in fiamme. E quello che Lisetta ha dovuto passare nell’immediato, tipo il giorno stesso, il giorno dopo, il giorno dopo ancora, è ben racchiuso nella vignetta qui a fianco.
Ma per farvi capire bene bene ma proprio benebbène quello che Lisetta ha passato anche i giorni successivi bisogna che cominci a rivelarvi dei segreti inconfessabili: e cioè che il grattacielo in fiamme era una delle torri gemelle; che il giorno nefasto è l’11 Settembre 2001; che il signor Torres aveva cominciato a lavorare al WTC solo il giorno prima; che Lisetta nel frattempo era incinta. Ah, lo sapevate? Aò, ‘n ve se pò nasconde’ niente, eh?..
Mescolando tutti questi ingredienti polverosi e ansiogeni si ottiene una graphic cruda, in cui la tinta grigioverdìna presente in ogni tavola ha il ruolo di far sì che l’atmosfera da ospedale/ufficiopubblico non ci lasci mai, proiettando sconforto ad ogni cattiva notizia che arriva dalla burocrazia. Perché quello che viene raccontato con forza non è del tipo: “Oh Dio mio, come farò? Lo stendardo lucente di stelle sventolerà ancora sul paese degli uomini liberi e sulla dimora dei coraggiosi?”, ma è piuttosto un diario di quanto accaduto dopo l’attentato, appunti sulla difficoltà di vivere una perdita improvvisa, pesante, tragica, senza la possibilità di perdersi d’animo, dovendo trovare la forza di andare a cercare aiuto pratico, tangibile: in sostanza, soldi. Un tentativo di spiegare che cosa significa stare sotto i riflettori della solidarietà per qualche tempo e poi essere dimenticati, come fanno più o meno tutti con le vittime dei terremoti, delle guerre, delle alluvioni, dopo aver donato 2 euro con un sms. Aò, e mo basta però co’ sto terremoto de L’Aquila… So’ passati dieci anni… ancora i soldi nostri vogliono questi? Ma non gli bastano mai?.. Non è che io ora con le mie tasse a questi gli devo paga’ la villa co’ la piscina, no?.. Una cosa del genere, però detta in newyorkése, in texàno, in losangelìno, in bostonése, in massachusettése.
Un bel libro. Un racconto diretto e crudo che non si lancia in analisi e giudizi, ma riporta i fatti così come si sono riversati sulla pur caparbia Lisetta.
Piano terra
Scendo qui, grazie.