Avevo più o meno sedici anni quando ‘sto tipo mezzoròscio ringhiava nel microfono una roba tipo:
proprio come i topi guidati dal pifferaio magico
noi balliamo come marionette alla sinfonia della distruzione
Il tipo mezzoròscio si chiamava e si chiama Dave Mustaine e nonostante abbia provato in tutti i modi a farsi fuori da solo utilizzando ogni tipo di droga messa in terra dal Signore e raffinata dall’uomo, lui è ancora vivo ed i suoi testi – come vedete – sono ancora attuali. Il buon Dave, arrivato più o meno integro al traguardo dei 50 anni, pensa bene di scrivere la sua autobiografia facendosi aiutare da Joe Layden (che è uno scrittore noto proprio per aiutare la gente a scrivere le autobiografie). Il libro viene pubblicato nel 2010 negli Stati Uniti, nel 2016 in Italia e nel 2018 in questo blog: cosa che certifica che Il Libro Ignorante diffonde sì un po’ di trash, ma anche un po’ di Thrash Metal.
Cosa ci racconta Dave nella sua biografia? Vediamo:
Che insieme a Lars Ulrich e James Hetfield ha fondato i Metallica (io non lo sapevo: ma quanto so’ ignorante?..) e scritto parte delle canzoni che sono poi apparse sul primo album della band. Che mentre la sua infanzia difficile e povera lo ha fatto diventare duro, arido, sempre armato di alcool e altre robe varie, quando ha incontrato Lars e James, i due bevevano Snapples, come a dire che erano due fighette. Che una volta gli si è addormentato un braccio e a momenti non gli si risveglia più che quasiquàsi doveva smettere di suonare. Che i Metallica erano soprannominati Alcolica perché non facevano altro che ubriacarsi. Che ha fondato i Megadeth. E che in pratica Megadeth = Dave Mustaine perché nel corso degli anni – in una band che contava quattro elementi – intorno a lui hanno ruotato diciassette musicisti, assunti e licenziati per varie cause.
Che da solo, quindi, orfano di quella che sarebbe diventata una delle band più famose al mondo, riesce a creare ed a far arrivare fino ad oggi la creatura Megadeth, la seconda band più grande dell’ambiente Thrash Metal, una delle più famose e rispettate dell’intero panorama. Non male, solo contro tre. Perché di questo si tratta in realtà: la sua vita è stata una sfida continua ai Metallica, a suon di chitarre, ma anche di dichiarazioni velenose, di risentimenti infiniti. Perché parliamoci chiaro: Dave è diventato famoso, ricco, ha avuto tutto ciò che gli spettava. Ma i Metallica di più. Molto di più. E poi la domanda ovvia è questa: ma ve li riuscite a immaginare i Metallica con Mustaine alla chiatarra al posto di Splinter? Sarebbero stati ancora più grandi? O forse si sarebbero persi in droga e alcool? Chi può dirlo? Nessuno. Di certo non io. Ma Dave lo dice, e lo dice così:
Vendere venti milioni di dischi non è un risultato da poco. Ma è circa la metà di quanto venduto dai Metallica, e io avrei dovuto esserne parte. Bisogna esserci per capire cosa si prova, a sentire che stai cambiando il mondo. E poi a farselo sfilare da sotto i piedi e vedere e sentirti ripetere cosa sarebbe potuto succedere, ogni singolo giorno, per il resto della tua vita. E tu sai, cazzo se lo sai, che qualsiasi cosa otterrai, non sarà mai abbastanza.
Due altre cosette.
1). La storia è ben raccontata, ma in modo troppo dettagliato e poco funzionale. Ci sono un sacco di fatterelli che mentre li leggi pensi: “Ok, mi sta raccontando di quando il suo allenatore lo mise fuori squadra a dieci anni perché vedrai che tra un po’ questa cosa si ricollegherà a qualche evento”. Ma no, niente. “Ok, mi sta raccontando delle persone che ha conosciuto in rehab perché poi vedrai che nasceranno amicizie, collaborazioni…”. No, nemmeno. Dave racconta e basta. Tira fuori tutto quello che si ricorda. In mezzo però a questi trascurabili dettagli c’è anche molto della sua vita, della sua musica, della sua determinazione a portare avanti il progetto Megadeth:
Ero bravo a sbronzarmi, stonarmi, correr dietro alle ragazze e finire nelle risse. Rapporti umani tra adulti? Non ne sapevo nulla.
2). Il libro, edito da Arcana, ha un formato un po’ strano, ha un inserto a metà con foto stampate su carta lucida (qui sotto), tipo rivista, e per il resto ha un’impaginazione poco convincente, su carta grigetta e con l’inizio di ogni capitolo scritto grande, in grassetto, con foto a fronte e didascalie. Sembra un diario, il diario di un metallaro. Cosa che è, in effetti, però boh, non lo so, a me ha dato la sensazione di uno stile infantile.
Nel complesso buono, pieno di roba.
Ma forse da leggere solo se siete ventilatori inglesi.
Ciao à tout le monde.