Posted by Un libro piccolo ma denso di emozioni forti raccontate senza badare alla forma e alla struttura. Tanti episodi e ognuno è una pippata di popper.
Un libro piccolo che parla di Napoli e dei suoi abitanti in modo diretto, profondo, sporco, sconcio, romantico, realista. Alla fine di ogni storia ti pulisci le mani sui jeans perché sono impolverate, sporche di grasso, sudate. E ti senti invecchiato, pensieroso, malinconico.
Un libro piccolo che è una raccolta di più o meno brevi racconti che ti appassionano e ti lasciano lì a chiederti che fine farà la ragazza dopo che con le forbici ha tagliato le palle a quello stronzo del fidanzato, e perché invece quell’altro pazzo suicidandosi ha voluto portarsi all’altro mondo pure tutta la famiglia. E a chiederti perché la gente vive così, pensa così, muore così?
Un libro piccolo che é un piccolo capolavoro di forza e coraggio, ma non nel senso di facciamoci forza, piuttosto nel senso di guarda quanta cazzo di forza c’abbiamo, noi che campiamo proprio così, con poco, con niente, senza vergogna, senza pudore, a testa alta, a testa bassa, a testa matta, coi sorrisi senza denti.
Un libro molto bello, non intaccato dall’inutile prefazione vantata anche in copertina del pur grossissimo Renzo Arbore che ha il sapore di una collaborazione rap di un artista emergente con uno famoso che però perde nettamente nel confronto con la freschezza, la grinta, la voglia di incastrare pensieri dell’emergente. Peppe Lanzetta emerge, ma solo nella mia testa. Perché lui scrive da tanto: un personaggio vero che fa cose con tutti e per tutti.
Sto pensando che è inutile scappare, è meglio alzare le mani e arrendersi: hanno vinto loro, Michelangelo, o meglio, abbiamo perso noi e allora è meglio riderci su, fumarci su, ballarci su, tanto quelli che abbiamo sempre detestato continueremo a trovarceli davanti ai coglioni. O ci teniamo loro o ci strappiamo i coglioni, amico mio.
Napl state of mind, però tanti anni prima.
Ciao.
