Primo.
Il titolo di questo libro mi ha incuriosito subito, visto che fottuta campagna rappresenta la versione “polite” (ovvero scrivibile su una copertina) di campagna di merda, frase che uso ogni qualvolta mi trovo a combattere con un albero, con il tosaerba, con la siepe, con le faine, con tutto ciò che circonda la mia casa. Di campagna. Perché io abito in campagna, nevvéro?
Secondo.
Ho scoperto poi che l’autrice di questo vademecum campestre è Arianna Porcelli Safonov, nobildonna dal doppio cognome, dal triplo stato d’animo e dal monologo facilissimo (trovate tante cose su youtube o sul suo blog). E allora siccome mi piace la campagna, mi piace la Arianna, e tende a piacermi qualsiasi parola venga scritta dopo fottuta, compro il libro e me lo leggo. E devo dire che la ragazza scrive bene, molto meglio di me quando sono in vena, senza fronzoli, peduncoli, sterpaglie, arbusti e pappataci. Ne esce fuori non una guida alla campagna, ma una guida alla voglia di campagna che alcuni hanno dentro e che non riescono ad espletare per mancanza di coraggio, di voglia, o perché non sono abbastanza ammalati di “depressione urbana”. Quindi una guida, maperò frastornata di puttanate più o meno divertenti e non del tutto inutili, e di esperienze buttate in caciara dal primo all’ultimo minuto. Salvo recupero, ovviamente.
Terzo.
L’ambientazione è l’oltrepò pavese, località che a quanto pare esiste davvero e non è solo un luogo ideale, tipo la Valca Monica, il bosco dei Cento Acri, il terzo mondo, la sinistra italiana, il paese di Cuccagna, roba così… Un luogo bello, incontaminato così come lo si pensa, eccezzion fatta per quegli scassacàzzi di centauri che nel weekend vanno a rombare con le loro moto sulle curve oltrepòiche, oltrepoòse, oltrepoìne, oltrepopò-dimenoché.
Quarto.
Un libro iperbolico, autoironico e divertente che solo in alcuni tratti si perde e quindi ammazza che palle!.. ma poi per il resto rimaniamo più sul hahaha, che simpatica ragazza!.. con sprazzi anche di wow, che grinta!.. Libro che a un certo punto contiene anche un errore* che mi rende l’autrice più simpatica, più umana, più ignorante, perché cominciavo a rosicare per quanto scriveva bene e mi sentivo solo e sgrammaticato mentre stavo lì che facevo rimbalzare la mia pallina da tennis contro il muro.
In conclusione, essendo questo un blog di una certa caratura, una certa levatura, una certa lava pura, una certa qual paura, e visto che il rombo delle moto (come descritto nel punto quarto) è così caro alla nostra autrice, adattiamo al libro una frase assemblata a caso da un noto motociclista famoso su youtube per il suo motociclismo a petto nudo. La frase è:
Guarda non è che c’è tanto da leggere: uno stile di libro così, come vedi qua, c’è uno stile di titolo del genere, può accompagnare solo.
Ciao, le caprette vi fanno.
* Non mi ricordo a che pagina Arianna scrive alto borgo invece di alto bordo, che è un errore gravissimo perché è una cosa che sa anche uno ignorante come me quindi figuriamoci se il libro capita in mano ad Augias, quello potrebe dire sì carino ‘sto libro però checcàzzo alto borgo nooo, e daje Aria’, come cazzo se fa?.. e si fa il segno della croce al contrario facendosi prestare la mano sinistra da Michela Murgia.