Co’ i giganti è un macello.
Hulk Hogan, ad esempio, ha affrontato André, il gigante più forte di tutti, in un unocontrouno che è durato anni, senza però riuscire mai ad ucciderlo. A spezzare André, più in là, ci ha pensato un infarto.
Bisogna andare ancora più indietro nel tempo per trovare uno che ci è riuscito: tal Harry Covelesky, lanciatore dei Phillies, nel 1908. Ha sconfitto una squadra intera di giganti, i Giants di NewYork. Questo gli ha portato il soprannome di killer dei giganti.
E infatti da qui parte Barbara, la giovane protagonista di questa graphicnòvel, che sceglie il nome di Harry per battezzare il suo strumento di difesa, l’arma con cui proteggerà la terra dall’ombradellaguerra, (con l’energia solare che è invincibile).
Barbara, piccolina e magrolina, fa subito simpatia col suo cerchietto con le orecchie da coniglio o con le antennine da insetto, ed è prima di tutto una bambina che si fa i cazzi suoi. Anzi, i cazzi suoi è proprio l’unica materia che le interessa, visto che passa tutto il tempo fottendosene di quanto le succede accanto, famiglia, scuola, amici, nemici. Pensa solo a documentarsi su come sconfiggere giganti e titani in modo da essere pronta quando loro arriveranno. Perché loro arriveranno, sbucheranno da chissà dove, porteranno la distruzione, e chissà se se ne andranno.
Una storia bella, dura e delicata, che ti tiene incollato e col fiato sospeso e ti spinge a cercare di capire, fino a quando ti costringe a fidarti dell’istinto della protagonista, pronta a fare il culo a chiunque metta bocca sulle sue cose, siano essi membri della sua famiglia, insegnanti, assistenti sociali, tutti. Siano essi dei giganti veri, dei titani immaginari, o dei bulli giganti che titaneggiano.
Non voglio aggiungere altre cazzatelle spoilerose perché Giò Chelli e Chenni Mura hanno creato un vero capolavoro, un’opera che nel 2017 è diventata anche un film – al momento in rotazione su Netflix (beccatevi il trailer).
Ciao.
André The Giant R.I.P.