Allora. Nonostante l’ammirazione che provo per Speaker Cenzou, tale da spingermi a comprare la sua autobiografia, devo elencare prima i punti deboli (da 1 a 4) e poi il punto forte (il punto 5) di questo libro. Perché questo blog è sì ignorante, maperò anche onesto.
1. Reperibilità
Innanzitutto recuperarlo non è stato facile. Veniva venduto solo in alcune librerie di Napoli, non veniva nemmeno spedito. Per fortuna a me l’ha preso mio cugino. A proposito: grazie, Simo’.
2. Correttore di bozze
Poi non avete idea di quanti cazzo di errori ci sono in questo volume. Maiuscole in mezzo alla frase, spaziatura approssimativa, errori di battitura, errori e basta. Una quantità così grande di errori non c’è nemmeno nella chat della scuola. Una cosa inaccettabile, che fa venire il nervoso ma soprattutto distoglie dalla lettura.
3. Props
Andando avanti con la lettura si capisce che chi scrive è un tipo sanguigno, uno che se ti abbraccia ti fa sentire l’amore e il calore del mondo, e io che ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo questa cosa l’ho percepita sia quando ha suonato davanti a 300 persone sia davanti a 20.000. Però lo scrivente si accanisce a riportare i nomi di tutti, di t.u.t.t.i! Dai compagni di scuola ai compagni della piazza, dai gestori dei locali a tutti i gruppi con cui Enzouccio ha collaborato. Addirittura in più di un’occasione ho letto cose tipo: c’era Kaos One, c’era Neffa, c’era Lou X, e probabilmente c’era anche Chief. Ma come probabilmente??? Ma che modo è? Ma Chief o c’era o non c’era! Cos’è? Ti è semblato di vedere un Chief?
4. Pubblico
In ultimo, per chi è stato scritto questo libro? Sicuramente non per chi ama leggere – vedi punto 2. Ma nemmeno per chi vuole conoscere meglio la musica di Cenzou, perché quasi mai (verso la fine del volume un po’ di più, a dire il vero) ci si sofferma su un testo, sulla scelta di una parola invece di un’altra o sulla genesi di un beat. Allora mi viene da pensare che forse è scritto per chi c’era. Una sorta di ringraziamento dell’autore verso la sua gente, chi c’è stato, chi non c’è più, chi si spera ci sarà sempre. Scritto quindi per tutti quelli che cercheranno il punto in cui si parlerà di loro, del pezzettino di vita che hanno condiviso con Enzouccio.
5. La ciccia
Ok, fatte queste premesse veniamo alla ciccia. Ce n’è tanta. Perché Enzouccio ha cominciato all’alba del rap italiano ed è ancora in attività, e non sono in molti quelli come lui. Vero è che non è sempre rimasto sulla cresta del gallo che surfa, ma è proprio per questo che era interessante leggere una sua biografia: per sapere che cazzo di fine aveva fatto per un certo periodo, prima di ricomparire con i Sangue Mostro.
E allora Speaker Zou ci racconta di quello che sarebbe potuto essere ma non è mai stato con Pino Daniele, di quanto sia stato influenzato da Enzo Avitabile (che firma anche la prefazione al libro), del fondo del barile raschiato varie volte a causa delle sue dipendenze, dell’amore per il suo quartiere San Gaetano, di come ha condiviso la genesi del movimento insieme a Polo de La Famiglia, per dirne uno, ma anche di come ha visto nascere e crescere nuovi talenti come Clementino, Rocco Hunt, e i Co’Sang, per dirne tre.
La ciccia è tanta, ho detto. Ma forse è anche troppa (aò, ‘n te sta bene ‘n cazzo…). Perché andavano a mio infimo avviso selezionati maggiormente i fatti e riportati solo i più significativi, approfittando però per raccontarli meglio. Invece si è scelto di non tralasciare nessuna serata, creando l’effetto quasi di un elenco sbrigativo di cose, come se si volesse dimostrare di averne fatte tante, di aver messo lo zampone ovunque: e io mo di Star Wars ci capisco sicuramente meno del nostro Speakerone però credo che un maestro Jedi che conosce La Forza lo sa che queste cose qua non dovrebbe sentire il bisogno di dimostrarle a nessuno.
6. Back in the days
Vi lascio con il mio ricordo che è di una 20ina di anni fa a Roma alle Terme di Caracalla, mi pare, dove Speaker Cenzou durante la sua esibizione disse una cosa tipo: Non ci venite a chiedere le cartine perché noi non ce le abbiamo, noi ci fumiamo il cilum, perché carta e colla fanno male! Chissà se se la ricorda ‘sta cosa.
Napl state of mind.
Ciao.