La storia di Ali è una di quelle più raccontate al mondo non solo perché raccoglie in sé sport, spettacolo, politica, cronaca, offerte di lavoro, motori, tecnologia, insomma tutto il quotidiano… ma anche perché è capitata a cavallo con alcuni degli eventi sociopolitici più importanti del diciannovesimo secolo. Parliamo degli omicidi di Malcolm X, di Martin Luther King e di JFK, della protesta olimpica di Tommie Smith, John Carlos e Peter Norman, ma anche del caso di Emmett Till, e di tutti quegli eventi che hanno a che fare con l’attivismo degli afroamericani che lottarono per avere un posto nella società che non fosse sul retro del bus (anche la vicenda di Rosa Parks risale a quel periodo).
Ma veniamo alle mani. No, cioè, volevo dire: veniamo al libro.
La storia è ben raccontata, intrecciata e sintetizzata da Sybille Titeux, la nostra amica francese che riesce a mescolare bene ingredienti politici e sportivi senza perdere però il ritmo della narrazione anche perché si sa che i neri il ritmo ce l’hanno nel sangue perciò quando tu racconti una storia nera di neri devi avere il ritmo nel sangue anche tu, anche se sei bianca e quindi fatti fare qualche trasfusione, chenesò, organizzati, fai qualcosa.
Ben strutturate anche le pagine, come racconta il disegnatore anch’egli francese Amazing Ameziane in questa intervista di cui riporto un estratto*: “L’uso di un taglio cinematografico è molto efficace nel fumetto perché permette di concentrarsi su una vignetta per striscia. L’occhio non comincia a muoversi dappertutto. La lettura è molto semplice perché andiamo dall’alto verso il basso dunque è più rapido. Un effetto che amo perché permette di cominciare a inquadrare le immagini come componiamo un piano cinematografico e permette di giocare con la ripetizione e la composizione. E questo è un lavoro che per me è differente da quello che facciamo di solito nel fumetto perché di solito in una pagina possiamo avere una moltitudine di piccole vignette e poi una grande vignetta sul lato, invece in questo modo c’è una regolarità che permette di non occuparsi più del formato della vignetta ma di concentrarsi su quello che c’è dentro”.
Il libro è grande come un foglio A3, si guida bene come un’A4, pur essendo stato scritto A2 mani (‘ste cazzate qua me le dovete perdona’…). Riesce senza essere troppo specifico ad entrare bene nella storia del pugile, dell’uomo, del personaggio, senza mai perdere di vista il contesto socio-politico del tempo. Aprendo anche delle parentesi stilistiche ma ricche di contenuto come questa qui sotto:
Insomma un ottimo lavoro che si perde solo per qualche errore di troppo nei fumetti (che poi si chiamano balloon) che va’ a capi’ se so’ errori di stampa oppure di traduzione o di distrazione o di pigrizia o di avarizia o di miopia oppure oppure oppure checcazzocenefréga. Un libro che non gli avrei dato una lira, figuriamoci un euro, per fortuna che era scontato perché ho fatto un vero affare e quindi ve lo consiglio.
Ciao.
Pungi come una siringa, vola come una bestemmia (cit.)
*L’estratto che riporto è una cosa tecnica e a noi le cose tecniche non ci piacciono tranne un po’ forse il Tecniche Perfette ma anche lì non è che proprio pendiamo dalle labbra di chi insulta la mamma dell’altro dicendo io ce l’ho grosso tu invece ce l’hai minuscolo e nemmeno si vede come al crepuscolo…