Stella di mare – Giulio Macaione

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Giulio Macaione, che magari verrà a cercarmi per sputarmi negli occhi – ma che io non posso fare a meno di chiamare Giulio Mecojoni, scrive/disegna/pensa/compone questa graphic novel che all’inizio parte piano e quindi tu che leggi fai un po’ come fa qui sotto Stefano, il protagonista: ti gratti la testa, vai a pisciare, ti gratti la chiappa che prude, e dici madonna che sonno…

Poi la faccenda parte e Giulietto nostro cala un sacco di ingredienti. Però fa il bravo e non li mette tutti insieme, suppongo per due motivi. Il primo è che la storia è ambientata a Cefalù, e si sa che nei posti di mare l’andamento è lento e le cose succedono piano, no stress, niente cos’ ‘e press. Il secondo è che per fare un dolce fatto bene, il latte lo devi colare piano piano, la farina pure, insomma ogni cosa al suo tempo, poi ci sediamo e vediamo, assaggiamo, fumiamo e ne parliamo.

Come potremmo parlare ad esempio del chiaro rimando nella vignetta qui sotto ad una delle più famose opere di Luis Sepùlveda, Storia di tante gabbianelle e del gatto che insegnò loro a stare al proprio posto a forza di bestemmie perché porcatròia il pesce me lo mangio io, voi sapete volare, andate a pescare in mare o comunque a rompere il cazzo da un’altra parte.

n quest'immagine potete notare il forte richiamo all'opera di Sepùlveda, Storia di tante gabbianelle e del gatto che insegnò loro a stare al proprio posto perché porcatròia il pesce me lo mangio io, voi sapete volare, andate a rompere il cazzo da un'altra parte.

E quindi dài, Giulietto molto bene perché mentre si parla di sireneputtàne che vengono dal mare a rapire gli uomini belli forti giovani e giancarlogiannìni, il protagonista si dà da fare in superficie e tribola parecchio perché c’ha un pisello solo e non gli basta perché a quanto pare in paese tutte (ma anche tutti, a pensarci bene…) vogliono proprio il suo.

Quindi bravo Giulio, grazie per la bella storia, grazie per le tavole magnifiche tute in tonalità Boca Juniors, grazie per il sapore di mare e di sale, ma grazie soprattutto per le minne.

Standing ovation. O, come diciamo noi a Roma, mecojoni.

Ciao

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