Stefano Benni ha scritto Bar Sport. Cioè, veramente, potrebbe campare di rendita e invece continua a scrivere. E scrive cose tipo ‘sto libricino intitolato Pantera.
Stefano Benni vorrei essere io. Perché Stefano Benni prende la realtà e nel raccontarla la manipola, la estremizza, la ridisegna a piacimento condendola con immaginazione quanto basta per leggere cose sempre al limite tra parco e lealtà, tra porco e beltà, tra porto e cancan, tra porno e blabla.
Vorrei essere Stefano Benni perché fa benissimo quello che vorrei fare io, che invece porto sempre le mie creazioni a prendere una piega troppo comica. E invece di assomigliare a Stefano Benni prendo più le vesti di Benny Hill.
Con Pantera (prima di due storie) Stefanuccio mi ha fatto risalire l’odore della sala biliardo dove mi portava mio padre da ragazzino.
Nell’altra storia (titolo: Aixi) stesso discorso. Chiudi il libro e sei sporco di tristezza e salsedine.
Il problema che poi non è un problema è che è tutto troppo breve. Sembrano canzoni che poi vuoi riascoltare per capire se hai capito.
Hai capito?
Ciao.
Ah, no. Ci sono anche dei bei disegni, fatti da Luca Ralli. Questi:
Addio.