Zerocalcare si mette la barbona bianca, gli stivaloni neri, il vestito rosso (e pure ‘na cifra de imbottitura perché è secco come ‘n chiodo...) e diventa Zeronatale, voce narrante di un’industria natalizia fatta da renne infami, folletti sovversivi, multinazionali, mass media e befane precarie.
Una vera storia di merda, vissuta da personaggi immaginari che però calpestano le orme di chi queste cose le vive o le ha vissute nell’assuefazione generale.
Un libro che mi ha lasciato interdetto un po’ perché frammentario, un po’ perché troppo breve, un po’ co di zucchero e la pillola va giù.
Quindi alla fine mi sono scervellato ed ho deciso di sintetizzarlo con l’immagine qui sotto, presa dal retro del libro, elevandola a metafora del libro e del Natale allo stesso tempo.
Lascio quindi a voi e ai vostri pargoletti occhi la decisione: si tratta della sagoma della simpatica e orecchiuta capoccia di Topolino? O trattasi invece di una ben messa cippadicazzo?
Ho! Ho! Ho!
Ciao, auguri.