Non credo di essere in grado di poter dire questa o quest’altra cosa sul libro in questione. Purtroppo mi è piaciuto così tanto che rischio di sembrare un innamorato che parla di quanto è bella e fantastica la sua donna. Un po’ mi dispiace eh, perché quando mi infatuo così tanto perdo quel distacco che mi consente il consueto humour, ma è anche vero che alla fine poi boh, chilosà, masticàzzi…
Un altra cosa che mi dispiace è che l’autore del libro non ci sia più, morto suicida qualche anno fa. Mi dispiace non averlo conosciuto finché sul pianeta, ma mi dispiaccio soprattutto per me stesso, per essermi lasciato sfuggire un personaggio così. Un po’ come successo con Mattia Torre. Succede troppo spesso ‘sta cosa, maledetta l’ignoranza che mi perseguita!..
Dicevo che non sarò in grado di parlarvi di questo libro, e quindi lascerò parlare le sue pagine. E allora partiamo con un bell’antipastino – gamberetti al crack:
Una padella per il sauté seria, per esempio, dovrebbe provocare danni gravi se calata con forza sul cranio di qualcuno. Se avete dei dubbi su chi potrebbe riportare delle ammaccature, se la testa della vittima o la vostra padella, allora gettatela direttamente nei rifiuti.
Primo piatto – strozzapreti al sorciomòrto:
Alla fine, venne chiamato il mio nome. Lisciai la mia giacca di dieci anni, passai una mano tra i capelli pieni di gel e mi avviai a passi lunghi e piano di fiducia verso il tavolo dei colloqui. Qualche vigorosa stretta di mano, dopodiché mi misi seduto, con l’aria più brillante e disinvolta che un derelitto ex drogato con un diploma in culinaria potesse avere.
Secondo – involtini di maleducazione con contorno di cippedicàzzo:
Perché mai Dio, in tutta la sua saggezza, aveva scelto Adam come depositario di grandezza? Perché, tra tutte le creature, aveva scelto questo pazzo rumoroso, sporco, maleducato, pestifero, incontrollabile e megalomane come Suo fornaio personale? Com’era possibile che questa vergogna di dipendente, cittadino ed essere umano – questo caso da manicomio privo di documenti, di istruzione, di educazione e sporco che aveva lavorato (per circa dieci minuti) in ogni cucina di New York – sapesse mescolare un po’ di acqua e farina e fare una magia? Qui, gente, sto parlando di vera magia. Ho desiderato che Adam morisse almeno un migliaio di volte; ho immaginato, perfino progettato, la sua fine – fatto a pezzi da cani rabbiosi, le sue interiora strappate da bassotti famelici, incatenato alla gogna e frustato con catene e filo spinato prima di essere sventrato e squartato – ma il suo pane e la sua schiacciata sono divini.
E per finire, eccovi il dolce – profitterol alla merdasécca.
Una biografia autentica, intrisa di ironia e verità, scritta sulle tavole di pietra della credibilità, un po’ come questa cosa qui di Gipi. Una lettura fantastica, che sposta l’inquadratura dalle cucine superperfettamenteinòrdine dei reality show a quelle unte e malandate del mondo reale.
Consigliatissimo! Voto: scinque!