Kobane Calling – Zerocalcare

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La sensazione che ho quando leggo le cose che scrive questo tipo di Rebibbia è di conoscerlo da una vita. E io Rebibbia ho scoperto dove si trova solo di recente, pensa. Questo fatto mi riporta un po’ indietro nel tempo, più o meno a quando ero un cugino di campagna col capello appena rasato a zero e cominciavo ad ascoltare i Colle der Fomento. I due che costituivano la parte vocale del gruppo, tali Danno e Beffa, ti portavano a casa loro, quasi letteralmente, e ti raccontavano tutto quello che facevano. E io mi immaginavo i miei nuovi supereroi senza maschera che bazzicavano la Taverna Ottavo Colle, entravano e dicevano: il solito! E il solito era carbonara e vino. Erano pornorockers, elfi scuri, b-boys fieri, in giro per le strade sempre fatti e misfatti, e infatti non ci stavano, non ci stavano con la testa. E non ci stavano, non ci stavano con la testa (dopo il punto è il Remix).

Quindi.

Come i Colle der Fomento ci accompagnano per le vie di Roma Nomentano (staccapì), così Zerocalcare ci porta a spasso per il suo quartiere. Ed io so tutto di lui senza aver mai googlato il suo nome: l’amico/coscienza immaginario, l’amico vero, il Mammut, il plumcake, la mamma, la nonna… davvero, mi sento quasi a disagio a sapere tutte queste cose su di una persona con cui non ho mai mangiato insieme.

Ma andiamo avanti. Next stop: King Bible.

Il ragazzo è un genio, leviamoci subito il sanpietrino dal mocassino. Di fumetti non ci capisco un emerito, però il modo in cui arriva è diretto, potente, sempre divertente e mai scontato. Lui rappresenta proprio alla perfezione chi è cresciuto nell’ignoranza, non la rinnega, e da essa prova a far nascere cose, portare punti di vista, vedere la vita.
Per capire bene cosa intendo io con ignoranza, vi rimando alla definizione.

Kobane Calling è la testimonianza personalissima di Zerocalcare che invia se stesso nei territori al confine turco/siriano, territori di resistenza curda e non solo, come scopriremo. Lì si difende il territorio dagli attacchi dell’isis, dagli attacchi turchi, dagli attacchi di panico del nostro eroe disegnatore disegnato; lì si prova a dare nuove regole di uno stato sociale. E lì si è in guerra: pochi cazzi e poche utopie. Lì tutto o quasi è distrutto. Lì, come dice l’autore, è il PlaceToBe: è il posto dove essere per essere in grado di capire cosa succede in una parte di mondo, o dove perlomeno bisognerebbe essere stati prima di aprire la boccuccia sui conflitti mediorientali nei salotti televisivi.

Bene? Bene.

L’esperimento (o l’esperienza, chiamiamola un po’ come ci pare….) stride un po’ dal punto di vista narrativo. Ma è specchio fedele dell’accostamento Rebibbia-Kobane che stride molto ma molto di più, quindi tutto ok, è un pareggio che ci può stare, pensiamo partita per partita, dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare senza pensare agli impegni di Champions, tutti negli spogliatoi a bere un thè caldo.

La cosa che invece mi è piaciuta meno è quella del dover stare sempre a giustificarsi sui pensieri che uno ha, le idee o le cose che si provano a dire. Sta cosa è tipica della romanità, dove qualunque cosa uno dice c’è sempre qualcuno che ti batte le mani per prenderti per il culo: sei bbravo sei!! ‘Mmazza oh, ‘n fenomeno proprio.., te chiamano pe’ i paesi?.. Per carità, io capisco che un disegnatore di fumetti che va in territorio di guerra e poi se ne esce con frasi tipo “porterò con me gli sguardi dei bambini a cui è stato negato un futuro….” possa sembrare un Edoardo Costa qualunque che va in Africa a fare finta di interessarsi ai vaccini, però è pure vero che stare sempre a giustificarsi appesantisce la lettura oltre ad essere sintomo di galassie, costellazioni e buchi neri fitti fitti di paranoie. Che poi l’autore per rendere la cosa più gradevole dia al rompipalle di turno le sembianze di George Pig è un altro discorso: ma io l’avevo accennato che ‘sto tipo è un genio.

ZeroCalcare_GP

In ultimo, siamo tutti più contenti (dovrei parlare in prima persona, ma era per stare in compagnia…) quando Zerocalcare parla di plumcake, armadilli, amici cinghiali, Kenshiri e Uomini Tigri vari, così non siamo chiamati a confrontarci con temi lontani dalla nostra comprensione, o meglio, dalla nostra voglia di comprendere.

Stay blind, stay ignorante (tripla cit. carpiata).

 

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