Il titolo
Allora, innanzitutto forse ma dico forse per una volta il titolo italiano è meglio di quello originale. Ma forse no: entriamo nel dettaglio. Errore di sistema sembra la traduzione letterale di un errore che a chi lavora con il computer sarà sicuramente capitato – questo qui sotto:
Allora poi l’analogia system = sistema = governo è fatta. Bel titolo. Peccato però che l’originale – anche stavolta – sia diverso: Permanent record. Qui l’analogia è con un altro tipo di errore che i geeks conoscono bene, ovvero Permanent error. Siccome però l’intelligence americana registra e conserva i nostri dati PER SEMPRE, ecco spiegato il titolo del libro. Quello italiano – per una volta – non è male. Ma si poteva lasciare l’originale, vista anche la sua poca traducibilità (infatti registrazione permanente pare più una cosa scritta sul listino prezzi della parrucchiera…).
L’autore
Edoardo non lo so perché – va bé il perché lui lo spiega pure, però sticazzi – pensa di dover fare mille preamboli e mille spiegazioni sulla sua vita, su quella dei suoi genitori, dei suoi nonni, del suo gatto, del suo criceto. Lo fa ovviamente (ma come? Ma non avevamo detto sticazzi?..) per dimostrare agli americani e a tutti quelli che lo leggono che lui non è un eversivo figlio di anarchici e roba così, lui è figlio di patrioti americani, funzionari governativi, e quindi la sua decisione di andare contro “la Patria” non è figlia di un retaggio culturale ma solo della sua coscienza. Ok, Edoa’, lo potevi scrive’ senza accollacce tutta l’infanzia, le scuole medie, le superiori, il primo bacio, e la prima pippa però, eh…
Le informazioni su Edoardo – che da anni vive in Russia come rifugiato politico – se le cercate su Wikipedia o dove vi pare, andrebbero lette alla luce di quanto scritto qui sotto:
Il libro
Il libro, come dicevo, per quasi metà della sua lunghezza fracassa il cazzo con informazioni personali che nessuno voleva sapere, togliendo spazio invece – a mio infimo parere – a dei contenuti che invece IO avrei proprio voluto conoscere: dettagli tecnici ed informatici sulle modalità di raccolta di dati e metadati, sul loro stoccaggio, sulla retention, sul funzionamento dettagliato dei programmi usati per sottrarre informazioni agli utenti di internet. Per carità, le informazioni ci sono, e non sono nemmeno poche, ma credo che poi nella stesura di un libro si sia privilegiato un approccio non troppo tecnico per non scoraggiare la lettura dei non “addetti ai lavori”.
Ora, prima di lasciarvi ad alcuni estratti secondo me molto significativi, vi butto là qualche traccia di quelle che più mi hanno colpito. Ad esempio, si domanda Edoardo a cosa servano le ambasciate ai tempi di internet. Ora che tutte le procedure sono telematiche e quasi automatizzate, quanto personale serve in un ambasciata per richiedere il duplicato di un passaporto o per gestire situazioni che potrebbero essere smaltite agevolmente anche dal proprio paese? A cosa servono le ambasciate – quindi – se non a tenere al proprio interno membri dell’intelligence dei vari paesi a farsi i cazzi nostri – come ha fatto Edoardo per anni?
Cosa sono l’IC e l’NSA? Possiamo vivere senza saperlo? Si stima che nel 2010 negli USA ci fossero 1.271 organizzazioni governative e 1.931 e compagnie private in 10.000 diverse località segrete che lavoravano all’antiterrorismo, sicurezza territoriale ed intelligence, e che l’intelligence community nella sua interezza comprende 854.000 persone che lavorano in incognito (fonte qui). Paura?
E poi la domanda delle domande. Chi rende note informazioni segrete e riservate (il caso più famoso ed attuale è Julian Assange, ma vedi anche Daniel Ellsberg, Thomas Tamm, Perry Felwock) commettendo di fatto un reato ma rivelando al mondo illeciti, crimini, ingiustizie, ed aprendo la strada a dei processi e – come nel caso Snowden – a delle razionalizzazioni e a delle implementazioni a livello di sicurezza, sta ancora commettendo un reato?
Rispondete voi, io sono stupido (oltre che ignorante).
Occhio a ndo’ cazzo cliccate.