Un libro molto piacevole da leggere. Un libro che ha flow, potremmo dire. D’altronde, insomma, vabè, chettelodicoaffàre…
Un libro che per quelli come me – cresciuti a pane e Colle der Fomento – è stato un viaggio quasi necessario. Una sorta di gita nel parchetto dove giocavi da piccolo, a sbloccare ricordi ed a dissipare un po’ di quella nebbia che su alcuni eventi era fitta, almeno nel mio caso.
Fabio, nel suo Piccolino, non solo prova a raccontare con evidente rispetto quello che sono e sono stati i CdF ma entra nella loro discografia facendo raccontare ai due liricisti ogni pezzo di ogni album. E finalmente qualche rima prende un po’ di luce, uscendo dall’ombra – tipica dell’habitat dell’Elfo Scuro, tralàltro.
I Colle sono stati tre, poi due, poi di nuovo tre, poi forse quattro. Hanno avuto la fortuna di cominciare avendo accanto uno dei più forti di tutti i tempi, Ice One. Ma anche la forza, dopo averlo perso, di dimostrare che potevano esistere anche senza di lui, con Baro, con Craim.
Simone e Massimo.
Il primo con le rime che “so’ cortellate”, la locomotiva del gruppo, il freestyler. Il secondo sempre un passo dietro, più introverso, con le rime più ragionate.
Io avevo le mie domande, su di loro. E in questo libro ho trovato le mie risposte. Massimo, che anche dal vivo ho visto insofferente, in realtà era solo fortemente sofferente. Simone invece è prendere o lasciare: sembra averlo capito anche lui col tempo, visto che a più riprese emergono scuse per il motto io so’ io e voi non siete un cazzo che più di qualcuno deve aver percepito nel corso degli anni.
Un buon libro. Con il pregio o il difetto di essere un libro maturo, scritto adesso. E che quindi racconta un lasso temporale ampio con la visione e l’occhio che i nostri eroi hanno adesso, a maturità raggiunta. Ciò lo rende omogeneo, pensato, ma forse meno diretto ed istintivo – cosa che i Colle sono stati, per buona parte della loro discografia.
Ah, niente gossip. E questo è un pregio.
Forse c’è modo de capisse o de venisse incontro.
Ciao.