Se compri un libro solo perché ti piace la copertina sei un coglione. Ma a dirlo non sono io, eh, sia chiaro. Questo concetto è un dogma che ogni anno viene ribadito e rinforzato con un dibattito celebrativo che si tiene ad Aulla in una grotta che sembra insignificante se vista da fuori, ma che contiene invece dei graffiti preistorici ritenuti fondamentali per la salvaguardia della cultura della nostra specialissima specie.
Proprio durante l’ultima cerimonia però lo spirito di Giovanni Pascoli, in totale disaccordo con lo spirito di Luigi Pirandello ed altri ancora, tipo Oscar Giannino, Gianni Floris, Leo Gullotta, solo per dirne alcuni, ha insistito per far mettere agli atti che una copertina di un fumetto o di una gràficcnòvell (si scriverebbe graphic novel ma lo spirito di Giovannuccio nostro ‘sti termini moderni li odia…) può invece avere impatto sull’ignaro lettore proprio perché è essa stessa indizio quantomento del tratto del disegnatore e quindi deve creare in chi guarda una prima legittima impressione dell’opera. Tal lettore, quindi, può non essere esattamente un coglione, ma leggermente meno: qualcosa come un allocco, un facilone, un sempliciotto, un fagiano, diciamo.
Premesso tutto ciò, posso dire che la copertina di questo libro mi ha conquistato e fuorviato in equal misura, cioè parecchio. Tal copertina per me raffigurava un pugile tutto acciaccato nel suo angolo, sconfitto dal bambino che è in lui. Oppure un uomo che viene difeso dall’essere infantile che da lui straripa. Forse il bambino è suo figlio, e rappresenta il presente (a colori) mentre lui ormai appartiene al passato (bianco e nero). Mille interpretazioni che non sto a dirvi per quella che sembra essere una storiona a fumetti ambientata a Tel Aviv, cioè in terra di Israele, luogo di conflitti politici e religiosi. Un boato di ingredienti che però mi hanno subito barbatruccato (lasciandomi stuccato) perché non si tratta di una storia unica, ma di una raccolta di tavole che sono uscite man mano (le cosiddette tavole periodiche… (lo so non fa ride’, ma che devo fa’?..)) e sono state poi raccolte in questo libro. Le stesse vignette quindi le trovate per la maggior parte anche qui.
Smaltita la delusione mi sono lasciato catapultare da Asaf (strano acronimo di As Soon As Fossible) nella sua casa, nella sua vita, nei suoi impicci burocratici e sentimentali, tra bollette in scadenza, omogeneizzati e litigi coniugali. L’inizio non è dei migliori, ma è colpa mia. Appena riesco a capire un minimo il suo stile, tutto va meglio ed i fumetti fanno quello che devono: comunicano. E a volte, soprattutto per la vicinanza di sensazioni che per età e nucleo familiare accomunano me ed il poro Asaf (che forse è l’acronimo di As Solid As Fuck), raggiungono picchi di eccellenza, come nella vignetta che metto qui sotto.
Non male quindi il libricino, anche se ‘ste cazzo de graphic novel costano un occhio della testa perché ho capito che sono stampate a colori con la copertina cartonata e le pagine profumate di muschio bianco, però nessuno mi leva dalla mente la sensazione di contribuire all’acquisto della seconda BMW di qualcuno in Bao Publishing.
Ciao.
P.S.
Una volta passeggiavo per Napoli, nello specifico in Via Toledo, ed ho fatto tesoro di un episodio al quale ho assistito. Arriva la finanza ed i molti venditori ambulanti raccolgono appallottolando con tecnica perfetta i loro teli con sopra la merce prendendoli per i 4 angoli e nel giro di qualche secondo spariscono nel nulla. Al che ho pensato che per forza di cose questi signori provengono da un boot camp dove vengono preparati ad affrontare situazioni del genere, con un simil-sergente che prende loro i tempi, li forgia, li tempra, li punisce con piegamenti e corsa nel fango. Tutta ‘sta pippa per dire che in questo post ho violato sicuramente qualche copyright inserendo due tavole intere di uno che magari gli si girano le palle e mi chiede un risarcimento, forse proprio tramite i legali di Bao Publishing che se la ridono a bordo della BMW che in pratica potrebbe essere la mia. Ecco, volevo dirvi che ho sviluppato un piano di fuga che fa sparire il sito, la pagina facebook e tutto il cucuzzaro in trentadue secondi netti alla prima avvisaglia di lettera di un legale qualsiasi. Quindi non perdete tempo con minacce formali, è sufficiente una minaccia via mail.